- Mar 1, 2021
Olimpiadi e sostenibilità
Almeno negli intenti del comitato organizzatore dovevano essere le Olimpiadi più sostenibili di sempre, ma la pandemia ha congelato inevitabilmente il tanto atteso evento sportivo. I giochi di Tokyo l'estate scorsa non si sono potuti svolgere, con una decisione sofferta che ha avuto solo tre precedenti nella storia – Berlino 1916, Tokyo 1940 e Londra 1944 – e sempre a causa di una guerra mondiale. Stavolta a determinare lo stop – salvo sorprese, l’appuntamento è stato rinviato all’estate del 2021 – è stata l’emergenza sanitaria e c’è chi ha invitato gli organizzatori ad approfittare di questa pausa forzata per una riflessione ancora più approfondita sull’impatto che eventi di questa portata hanno sull’ambiente.
La storia delle Olimpiadi, infatti, è piena di esempi negativi, in particolare negli ultimi anni. A cominciare dai giochi invernali di Sochi del 2014 che, secondo quanto dichiarato dalla Russia, avrebbero dovuto essere a impatto zero, salvo poi rivelarsi un disastro ambientale in piena regola. Gli enormi cantieri, infatti, hanno avuto ben poco di sostenibile, anzi sono stati documentati casi diffusi di discariche abusive per i materiali da costruzione, di territori di migrazione degli animali utilizzati come zone di costruzione, nonché di sversamento di rifiuti nelle acque, con un generale calo della qualità della vita per tutti gli abitanti della regione.
Anche il Brasile non è stato da meno. I giochi olimpici di Rio De Janeiro del 2016 sono stati una bomba ecologica, in particolare per quanto riguarda l’acqua della città, già altamente inquinata prima delle Olimpiadi e diventata un vero e proprio pericolo sanitario durante l’evento. La concentrazione di virus e batteri nei corsi d’acqua e in mare era così alta che, secondo uno studio, sarebbe bastato ingerirne tre cucchiaini per ammalarsi gravemente.
Di qui la necessità di cambiare registro, evitando a tutti i costi il ripetersi di analoghi scandali. La svolta sarebbe dovuta arrivare proprio con Tokyo 2020, un’Olimpiade che si presentava ai nastri di partenza con una serie di obiettivi ambiziosi, dall’azzeramento delle emissioni di CO2 alla mobilità sostenibile, passando per l’utilizzo di materiali riciclati e la sensibile riduzione dei rifiuti prodotti.
La scommessa resta aperta e, tra luglio e agosto di quest’anno, Covid permettendo, la capitale giapponese sarà finalmente alla prova dei fatti. A partire dalle piccole cose. Le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, ad esempio, saranno ricavate dai rifiuti elettronici, mentre le divise saranno ottenute dalla plastica riciclata. È stata prevista la costruzione di strade fatte di materiali riciclati capaci di assorbire l’acqua per poterla poi riutilizzare, mentre per gli edifici è stato preferito l’uso di legno sostenibile. Le strutture che ospiteranno gli atleti e i loro staff, inoltre, sono state arredate con letti eco-friendly fatti di cartone riciclato e materassi fatti di polietilene riciclato e riciclabile nuovamente una volta finiti i giochi.
Una strategia ben riassunta dallo slogan “Be better, together – for the planet and the people” (Sii migliore, insieme - per il pianeta e le persone) e finalizzata alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Tant’è che il comitato organizzativo ha sottoscritto l’iniziativa “Sport per il clima” dell’ONU con l’intento di promuovere la lotta contro i cambiamenti climatici anche nell’ambito sportivo. Quest’impegno riguarda anche le imprese e gli enti impegnati nella realizzazione dei giochi di Tokyo e, per questo motivo, è stato creato un codice per i fornitori che prevede, tra le altre cose, l’utilizzo di prodotti ittici allevati o pescati rispettando le linee guida della FAO e l’impiego di olio di palma certificato.
Il traguardo più significativo resta comunque l’azzeramento delle emissioni di CO2 grazie all’utilizzo di energie rinnovabili nelle strutture dove si terranno le competizioni e nei villaggi che ospiteranno gli atleti olimpici e paraolimpici. Non meno importante è la promozione della mobilità sostenibile, perseguita incentivando l’utilizzo della rete di trasporto urbano ed extraurbano, già altamente sviluppata, e lavorando insieme alla storica azienda giapponese Toyota, partner dell’evento, che, con oltre tremila prodotti – dalla berlina Mirai ai bus Sora, entrambi a idrogeno, fino agli ultimi modelli Full Hybrid Electric e Hybrid Plug-in –, metterà in campo la flotta olimpica a più basso impatto di sempre sotto la bandiera del programma-manifesto Mobility for all (Mobilità per tutti).
Nel frattempo, nonostante la pandemia, proseguono anche i preparativi per i XXV Giochi Olimpici Invernali che si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026 a Milano e a Cortina d’Ampezzo. Un’occasione di rilancio importantissima per l’Italia, chiamata a dimostrare di essere all’altezza dell’assegnazione ottenuta. In che modo? Senz’altro tenendo fede all’impegno che il comitato organizzatore locale ha sottoscritto con il CIO di dar vita a un evento sportivo che sia il più possibile sostenibile, in termini economici, ambientali e sociali, e che sia da esempio in tal senso per le edizioni future.
Il Board di Milano Cortina 2026 ha spiegato che i suoi Giochi rappresenteranno uno stimolo per l’economia italiana, contribuendo a creare nuove opportunità e occupazione a lungo termine e lasciando alle generazioni future arene, infrastrutture per la mobilità e risorse per il turismo che siano tutte finanziariamente sostenibili. Il Comitato Organizzatore si concentrerà inoltre sull'incremento dell'inclusione, sulla diffusione dei valori olimpici in tutto il Paese, sulla promozione di stili di vita sani grazie alla pratica dello sport e sulla fornitura ai territori di una maggiore competenza nella gestione dei grandi eventi.