- May 27, 2021
Agricoltura sostenibile: la scelta necessaria per la transizione ecologica
La cosiddetta “transizione ecologica” passa anche attraverso lo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile, in grado di migliorare le prestazioni ambientali e la competitività delle aziende agricole. Con uno stanziamento imponente di risorse, pari a 5,27 miliardi di euro, si tratta anzi di un obiettivo primario codificato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, strumento imprescindibile per dare nuova linfa all’economia del Belpaese dopo i disastri provocati dalla pandemia.
La situazione in Italia
La centralità del sistema agroalimentare è fuori discussione e gli investimenti previsti vanno nella direzione di assicurare benessere alle generazioni future, senza danni all’ambiente e senza dispendio di risorse. Tutto ruota intorno al cibo, se è vero che, secondo il Barilla Center for Food & Nutrition, il 40% delle terre di tutto il Pianeta è destinato ad attività di produzione agricola e zootecnica.
Ciò che allarma è che ogni anno, a causa di erosione, perdita di fertilità e cementificazione, si perde una superficie agricola grande quanto l’Italia. In base a uno studio del Joint Research Centre, anzi, proprio il nostro Paese è uno degli stati europei più esposti all’erosione.
Lo sviluppo dell’agricoltura biologica
Se, tuttavia, l’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione con standard precisi, “premiato” con una certificazione e un’etichettatura ad hoc, la sostenibilità non si traduce invece né in una certificazione né in un’etichetta. Al momento le aziende virtuose e sostenibili possono spiegare e raccontare le buone pratiche adottate attraverso il proprio sito web o uno spot pubblicitario, ma non possono esibire un marchio di sostenibilità sulle confezioni dei loro prodotti.
In un rapporto del 2015 Greenpeace ha proposto sette punti per rendere l’attuale sistema produttivo eco-sostenibile e socialmente più giusto. La prima regola è che deve essere salvaguardata la biodiversità, sia in termini di prodotti, utilizzando “cultivar” locali e frutti e ortaggi antichi, sia in termini di tecniche produttive, che si differenziano a seconda del clima: si recuperano, così, metodi di irrigazione tipici delle aree mediterranee più aride, i pascoli alpini, nonché particolari tipi di rotazione delle colture o coltivazioni tradizionali.
Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito a una sempre maggiore diffusione di prodotti alimentari e pratiche più sostenibili: da un lato i consumi hanno trainato un mercato in costante crescita, quello del biologico; dall’altro si è registrato un proliferare di esperienze di orticultura urbana e di piattaforme di e-commerce tramite cui i piccoli produttori possono vendere le proprie materie prime.
Di alimentazione e agricoltura sostenibile si è discusso di recente in occasione del primo Agrifood Forum, un evento digitale dedicato all’alimentazione sostenibile italiana, nel corso del quale sono stati approfonditi numerosi temi: dal Recovery Plan alla PAC (Politica Agricola Comune), dalle agro-energie alla formazione, dal giusto reddito da distribuire lungo la filiera agro-alimentare all’argomento, forse centrale per i prossimi 10-15 anni, dell’innovazione, fino alla chiave che tiene insieme tutto: la sostenibilità.
Da tale forum sono emersi anche diversi esempi di aziende virtuose che hanno già investito in questa direzione, a cominciare dall’energia elettrica, con un ricorso crescente all’agro-voltaico, una soluzione tecnologica che concilia la produzione di energia con l’uso sostenibile del suolo e la tutela della biodiversità. Emblematica la “case history” di Enel Green Power, che ha lanciato, in parallelo in Spagna, Italia e Grecia, un programma di dimostrazioni per integrare la produzione di energia solare con le attività agricole e zootecniche. Sposando l’approccio Open Innovability, sono stati coinvolti partner che vengono dal mondo della ricerca, dell’industria, delle start up e del non profit per individuare attività agricole e tipi di allevamento che possano convivere al meglio con i parchi solari senza stravolgere la disposizione degli impianti. Il risultato delle sperimentazioni permetterà di individuare la soluzione di impianto solare migliore per l’agri-zoologia, tenendo conto dell’area climatica e dell’analisi del contesto sociale, economico e ambientale.
Parola d’ordine: innovazione
Per realizzare un piano industriale orientato alla sostenibilità a 360°, tuttavia, non è possibile prescindere dall’innovazione. Lo sa bene un’azienda come Granarolo, che ha accelerato il processo di modernizzazione di tutta la filiera agroalimentare e, in particolare, di quella del latte, per cui le stalle saranno sempre più robotizzate. consumeranno meno acqua, produrranno più bio-metano e saranno gestite sempre più dei giovani. Agronomi veterinari, ingegneri gestionali, figli di allevatori oggi studiano per fare gli agricoltori, sfruttando la tecnologia. Durante il lockdown Granarolo ha innovato il sistema distributivo aziendale introducendo anche il nuovo portale di e-commerce Spacciogranarolo.it, un outlet del fresco con prodotti in scadenza, così da contrastare la lotta agli sprechi.
Non manca chi come Ponti, leader nella produzione di aceto, dal 2015 stila il report di sostenibilità e, dal 2017, ha incrociato i propri obiettivi con quelli dell’Agenda 2030 dell’ONU per sentirsi parte di uno sforzo comune. Ecco quindi che tutta l’energia elettrica utilizzata proviene da fonti rinnovabili, è stato diminuito l’utilizzo di acqua tramite l’introduzione di nuove tecnologie e sono stati ridotti del 30% i rifiuti non riciclabili.
La illycaffè, invece, è la prima azienda italiana del caffè ad aver ottenuto la certificazione B Corp, assegnata alle organizzazioni che si impegnano a rispettare alti standard in campo sociale, ambientale, di trasparenza e di responsabilità. Il merito è di fare impresa conciliando l’economia con l’etica.
Anche in questo l’unione fa la forza. Passando dal mondo del caffè a quello della birra, ne è una ulteriore dimostrazione Campus Peroni, nato per mettere insieme il mondo della formazione, della ricerca, dell’impresa e delle start-up innovative per contribuire allo sviluppo green dell’agroalimentare. A partire da quest’anno, dunque, l’orzo italiano per la produzione della birra Peroni sarà tracciato in blockchain e le informazioni saranno rese accessibili in etichetta tramite QR code. Un modo per rispondere in maniera concreta alla crescente domanda di trasparenza che viene dai consumatori, facendo un ulteriore passo in avanti verso il conseguimento degli obiettivi aziendali di sostenibilità.